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Dino Buzzati | Un amore, 1963 | Capitolo IV


A questo punto la signora Ermelina chiese: "Le fa niente, dottore, se proviamo un abito?"
"S'immagini." Dorigo sapeva che la Ermelina, per mascherare il suo lavoro di ruffiana, diceva di tenere una "boutique". Nella camera da letto c'era infatti, su tutta una parete, un armadio a muro, pieno probabilmente di vestiti.
Del resto quel diversivo semplificava le ipocrite cerimonie dell'attesa. Per una convenzione di decenza, ogni volta l'andata a letto era preceduta da un quarto d'ora di chiacchiere sul più e sul meno, in tono di allegria forzata. Dopodiché, esauriti gli argomenti a portata di mano, si faceva un imbarazzato silenzio. Finché la signora Ermelina: "Su, da bravi volete andare di là?". Quando non era la stessa ragazza a prendere per mano lui, invitandolo ad alzarsi; simulazione di desiderio che aveva sempre un certo effetto.

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Dino Buzzati | Un amore, 1963 | Capitolo III

Dino Buzzati | Piazza del Duomo di Milano

Nel salotto, per così dire, c'era un divano ad angolo, un tavolo rotondo, un altro divano lungo, un armadietto, un armadio a muro.
Mobili cosiddetti moderni, tipo Svezia, abbastanza semplici, un vago senso di pulizia. Stupiva la presenza, sui muri, di due grandi riproduzioni di Bruegel il Vecchio: le famose scene di contadini.
Chissà come erano capitate là, o erano state scelte.
Era là seduta sul divano lungo. Lui ne ebbe al primo sguardo un'impressione gradevole però niente di straordinario.
Un faccino pallido, reso arguto dal naso dritto e prominente, dalla bocca piccola, dagli occhi tondi e attoniti. C'era qualcosa di fresco, di popolaresco, ma non volgare.

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Dino Buzzati | Un amore, 1963 | Capitolo II


La signora Ermelina stava al sesto piano di una grande casa nelle vicinanze di piazza Missori. L'ascensore era di quelli che la porta si apre automaticamente da sola ma alle volte si chiude inaspettatamente.
Una volta Dorigo ci era rimasto preso dentro, per un istante la paura di venir schiacciato come una noce, ma in realtà la pressione delle due valve non era eccessiva.
Sulla porta non c'era la targhetta col nome. Il grande corridoio pavimentato di marmo era deserto. Ma non si poteva sbagliare la porta appunto per la mancanza della targhetta, tutte le altre invece l'avevano.

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Dino Buzzati | Un amore, 1963 | Capitolo I

Dino Buzzati

Un mattino del febbraio 1960, a Milano, l'architetto Antonio Dorigo, di 49 anni, telefonò alla signora Ermelina.

- "Sono Tonino, buongiorno sign..."
- "E' lei? Quanto tempo che non si fa vedere. Come sta?"
- "Non c'è male, grazie. Sa in questi ultimi tempi un mucchio di lavoro e così... senta potrei venire questo pomeriggio?"
- "Questo pomeriggio? Mi faccia pensare... a che ora?"
- "Non so. Alle tre, tre e mezza".
- "Tre e mezza d'accordo".
- "Ah senta, signora..."
- "Dica, dica"..
- "L'ultima volta, si ricorda?... insomma quella stoffa per essere sincero non mi finiva di piacere, vorrei..."
- "Capisco. Purtroppo alle volte io stessa..."

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Karl Albert Buehr (Pittore Impressionista, 1866-1952)


Karl Albert Buehr fu un pittore nato in Germania, a Feuerbach, vicino a Stoccarda.
Si trasferì a Chicago con i suoi genitori e fratelli negli anni 1880.
A Chicago, il giovane Karl ha lavorato in vari lavori fino a quando non è stato assunto da una compagnia litografica vicino all'Art Institute of Chicago.
Introdotto all'arte al lavoro, Karl visitava regolarmente l'Istituto d'arte, dove trovava un'occupazione a tempo parziale, permettendogli di iscriversi alle lezioni notturne.
Più tardi, lavorando presso l'Istituto come guardiano notturno, ha avuto un'opportunità unica di studiare i maestri e ha effettivamente pubblicato schizzi che si fondevano favorevolmente con il lavoro degli studenti.

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Pablo Picasso | Family of Saltimbanques, 1905


Measuring 7 by 7.5 feet, "Family of Saltimbanques" is the most important painting Picasso made during his early career. Immediately obvious is the isolation and stillness of its figures. Shouldn’t these acrobats, dancers, and jesters suggest the frolic or at least the forced gaiety of circus performance?
That was not what Picasso had in mind.
For him, these wandering saltimbanques stood for the melancholy of the neglected underclass of artistes, a kind of extended family with whom he identified.

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Max Cole | Tonalist painter


Max Cole was born sometime in the 70's. Max studied with some very well-known artists including four years of intensive study learning the techniques of the Old Masters.
Max now lives away from the heat in the cool Cascade Mountains of the Pacific Northwest. His real love is art where he can share the love and gratitude in his heart with others. He's also a rootin' tootin' flannel-shirt-wearing mountain man.