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Antonio Mancini | La lacrima, 1883-1890

Dopo un duro ricovero nel manicomio Provinciale di Napoli nel 1881, Antonio Mancini (1852-1930) trovò ospitalità a Roma, presso gli zii Andrea e Noemi, e durante il suo soggiorno in città può dedicarsi alla pittura utilizzando i nipoti come modelli.
In questa tela si vede infatti Agrippina, con lo sguardo delicato e sofferente e gli occhi lucidi inumiditi dalle lacrime.
Proprio questo dettaglio dà il titolo all’opera, e si dice fosse stato un rimprovero del pittore a far scaturire il pianto.

Antonio Mancini | La lacrima, 1883-1890 (detail) | GAM - Galleria d'Arte Moderna di Milano

La ragazza tuttavia tiene in alto un bicchiere con la mano destra, in segno ben augurale, mentre con la sinistra posata in grembo stringe una tavolozza con dei colori, per farsi ritrarre come pittrice.
È però l’uso del colore ad essere il vero protagonista del dipinto: la pennellata spessa, corposa, crea le figure fra i riflessi della materia pittorica: l’interno borghese, gli abiti scuri della ragazza, la coperta sulle sue ginocchia hanno una presenza fisica, oltre che cromatica, che li rende soggetti assoluti della tela. | Fonte: GAM - Galleria d'Arte Moderna di Milano

Antonio Mancini | La lacrima, 1883-1890 | GAM - Galleria d'Arte Moderna di Milano

Antonio Mancini | Self-Portrait, 1910

Antonio Mancini è nato a Roma da famiglia umbra.
Vive l’infanzia a Narni e nel 1864 si trasferisce a Napoli dove frequenta l’Istituto di Belle Arti.
Nel 1866 è vincitore del premio per la seconda classe della scuola elementare di figura.
Nel 1868 dipinge "Lo scugnizzo" e due anni dopo il "Prevetariello".
Fin dal 1872 espone ai Salon di Parigi e tra il 1875-1878 soggiorna nella città francese.

Antonio Mancini | Almond Blossoms, 1876 | Philadelphia Museum of Art

Dopo il rientro a Napoli comincia ad accusare problemi psichici e dall’ottobre 1881 al febbraio 1882 è ricoverato presso il manicomio provinciale della città.
Poco dopo si trasferisce a Roma dove partecipa all’Esposizione internazionale del 1883.
Dalla metà degli anni Ottanta instaura un rapporto commerciale con l’olandese Hendrik Wilhelm Mesdag, pittore di marine e collezionista, che gli acquista numerose opere e lo fa conoscere all’estero.

Antonio Mancini dipinge il nipote Alfredo utilizzando la sua griglia prospettica, 1925-26

Nel 1900 e nel 1905, con il "Ritratto della signora Pantaleoni", viene premiato all’Esposizione internazionale di Parigi ed a quella di Monaco; mentre con il "Ritratto del marchese Giorgio Capranica del Grillo", vince nel 1904 la medaglia d’oro all’Esposizione universale di Saint Louis.

Tra il 1901-1908 soggiorna in Inghilterra ed in Irlanda realizzando numerosi ritratti della borghesia locale.
Nel 1910 è in Germania con il mercante tedesco Otto Eugenio Messinger, suo collezionista e mecenate.
Nel 1911 partecipa con una personale all’Esposizione internazionale di Roma.

Antonio Mancini | Bambino che legge, 1885

Nello stesso anno si lega con un contratto all’imprenditore francese Fernand Du Chène de Vère che gli mette a disposizione la villa Jacobini di Frascati dove il pittore risiede fino al 1918.
Dopo il successo alla Biennale veneziana del 1920, si costruisce una villa con studio sull’Aventino.
Nel 1927 Roma gli dedica una mostra antologica presso “Fiamma” all’Augusteo.
Nel 1929 partecipa alla Prima mostra del sindacato laziale fascista e viene nominato accademico d’Italia.

Antonio Mancini | The Sick Child / Il bambino malato, 1875 | The Mesdag Collection, Hague