Reynolds, Sir Joshua - Pittore inglese (Plyche mpton, Devonshire, 1723 - Londra 1792). Tra i più celebri ritrattisti inglesi del sec. 18°, la sua grande fortuna fu dovuta oltre che alle sue notevoli capacità innovative nell'ambito di questo genere anche alle sue qualità sociali che lo resero caro non solo all'aristocrazia, ma anche a pensatori e scrittori dell'epoca.
Nella formazione del suo stile, fortemente personale, si combinarono influssi diversi: elementi dei Veneziani, dei Bolognesi, del tardo Rembrandt e di Rubens si aggiunsero a quelli che egli aveva ricevuto dal Hudson e dal Gandy.
La sua pittura rivela un graduale sviluppo dal semplice ritratto obiettivo, secondo la tradizione di Lely, Kneller e Hudson, verso uno stile più ambizioso ed immaginativo, nel quale i modelli vengono rappresentati come personaggi mitologici o fantastici concepiti drammaticamente.
Vita ed Opere
Studiò a Londra (1740-43) con T. Hudson, celebre ritrattista, specializzatosi in questo genere.
Dal 1743-1749 lavorò nel Devonshire ed a Londra; le opere del primo periodo mostrano l'influsso di W. Hogart e di A. Ramsay (Il luogotenente Roberts, 1747, Greenwich, National maritime museum).
Partì per l'Italia nel 1750; fu a Roma e poi (1752) a Firenze, Parma, Bologna e Venezia; tornò a Londra nel 1753.
Lo studio dell'antico e della pittura italiana condusse Reynolds ad introdurre nel ritratto quello che da lui stesso fu definito il grande stile; in opere come il Commodoro Keppel (1753-54, Greenwich, National maritime museum), la composizione è basata su modelli classici e la figura è posta su uno sfondo che sottolinea il carattere del soggetto.
Reynolds sviluppò una grande varietà di pose e tipologie, adeguate alla sua svariata committenza, innovando profondamente la ritrattistica inglese (Mrs. Francis Beckford, 1756, Londra, Tate Gallery; Samuel Johnson, 1756, Londra, National portrait gallery).
Nelle opere della maturità convivono un tipo di ritratto intimo, in cui la ricerca psicologica è sottolineata dall'uso della luce e del colore (Georgiana, contessa Spencer, con la figlia, 1760-61, Althorp, coll. Earl Spencer; Nelly O'Brian, 1763, Londra, Wallace Collection) ed un ritratto eroico, sostenuto dallo stile classico a cui R. torna soprattutto dalla fine del settimo decennio (Sarah Bunbury sacrifica alle Grazie, 1765, Chicago, Art Institute).
Alla fondazione della Royal Academy (1768) il Reynolds ne fu eletto presidente; come tale pronunciò, in occasione delle premiazioni annuali, quindici Discorsi (pubblicati nel 1797), importante documento delle sue teorie sull'arte accademica.
Dopo l'arrivo di T. Gainsborough a Londra (1774), Reynolds mostrò una ricerca di maggiore drammaticità e immediatezza, cui contribuì un viaggio nelle Fiandre e nei Paesi Bassi (1781) e lo studio di P.P. Rubens.
Tra le ultime opere: La famiglia del duca di Marlborough, 1778, Oxon, coll. del duca di Marlborough; Lady Worsley, 1780, Yorks, coll. Earl of Harewood; Lord Heartfield, 1788, Londra, National Gallery. | © Treccani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana
From The National Gallery, London:
Sir Joshua Reynolds (1723-1792) was the leading English portraitist of the 18th century.
Through study of ancient and Italian Renaissance art, and of the work of Rembrandt, Rubens and Van Dyck, he brought great variety and dignity to British portraiture.
Reynolds was born at Plympton in Devon, the son of a headmaster and fellow of Balliol College, Oxford: a more educated background than that of most painters.
He was apprenticed in 1740 to the fashionable London portraitist Thomas Hudson, who also trained Wright of Derby.
He spent 1749-52 abroad, mainly in Italy, and set up practice in London shortly after his return.
He soon established himself as the leading portrait painter, though he was never popular with George III. He was a key figure in the intellectual life of London, and a friend of Dr Johnson.
When the Royal Academy was founded in 1768, Reynolds was elected its first President.
Although believing that history painting was the noblest work of the painter, he had little opportunity to practise it, and his greatest works are his portraits.
His paintings are not perfectly preserved due to faulty technique. The carmine reds have faded, leaving flesh-tones paler than intended, and the bitumen used in the blacks has tended to crack. | The National Gallery, London