Maurice Denis (1870-1943) occupa a tutt'oggi una posizione ambigua nel panorama artistico. Colui che fu ribattezzato "Il nabi dalle belle immagini" è celebrato assieme a Vuillard e Bonnard come uno dei più importanti pittori Nabis, nonché come uno dei fondatori e brillante teorico di tale movimento.
Tutti certamente rammentano la celebre massima pronunciata nel 1890 dal pittore all'epoca ventenne e sconosciuto: "Tenere presente che un quadro - prima di diventare un cavallo nella battaglia, la raffigurazione di un qualsiasi aneddoto - è prima di tutto una superficie piana coperta di colori assemblati in base ad un determinato criterio".
Questa formula, allo stesso modo di una manciata di opere dal carattere radicale e spettacolare, come Macchie di sole sulla terrazza, quadro conservato al museo d'Orsay, vengono molto spesso associate alla produzione artistica di questo pittore al punto di aver occultato la grande ricchezza del suo periodo Simbolista e Nabi (1889-1898), la prolificità del rinnovamento classico dei primi anni del XX secolo ed hanno altresì contribuito a gettare nel discredito un'intera produzione realizzata dopo il 1914 a margine delle avanguardie.
Denis, infatti, durante la sua vita, non ha mai smesso di dipingere ed è stato, nel periodo compreso tra la prima e la seconda guerra mondiale, uno degli artisti maggiormente richiesti per la decorazione degli edifici civili e religiosi.
Ciononostante, Denis rivendicò sempre, anche nei suoi numerosi scritti, la coerenza di un percorso che, dal simbolismo ai quadri tardivi, ha tentato con perseveranza e a volte con inquietudine, di conciliare l’ambizione decorativa che per l’artista significava il ricorso sistematico ed esclusivo alle componenti essenziali del quadro (pianezza, colore, composizione) con l’esigenza di un contenuto sempre nuovo e legato a tematiche differenti quali la sua fede cattolica, la descrizione della vita moderna o un’iconografia tutta personale che il pittore elabora a partire dagli anni novanta del XIX secolo.
In fondo, la sfida che si propone tale mostra è proprio questa: ridare a Denis il centro della scena, rendendolo di nuovo uno dei protagonisti dell'attività pittorica e rinnovare in modo significativo l'attenzione sulla intera sua opera, riallacciando i fili che collegano gli esordi e gli sviluppi della sua carriera, i piccoli formati nabis e i grandi cicli decorativi.
Il percorso essenzialmente cronologico, riunisce un centinaio di quadri dipinti tra il 1889-1943. Le prime sale ripercorrono le fasi degli esordi nabis dominati dal rifiuto del realismo e del simbolismo letterario, l'inclinazione mistica e quella religiosa provano ad incarnarsi nella figura di Marthe Meurier, fidanzata prima, sposa poi ma sempre vera e propria musa del pittore. La giovane donna presta i suoi tratti alle ragazze che avanzano su sentieri ampiamente stilizzati e formano solenni processioni.
Gli acquirenti di questi quadri perfettamente riusciti, dal carattere raccolto e meditativo sono per lo più musicisti, artisti e collezionisti dell'avanguardia simbolista, tra i quali possiamo citare Ernest Chausson, il pittore Henry Lerolle e perfino il finanziere Alfred Stoclet, il cui nome resta legato al mosaico di Klimt per la sua residenza privata di Bruxelles ideata da Josef Hoffmann. Dagli inizi degli anni novanta del XIX secolo, i Nabis, stando alla testimonianza di Verkade, reclamano "pareti e ancora pareti da decorare".
Denis dipinge soffitti e pannelli, come Aprile (soffitto per Chausson) o La Primavera e L'Autunno [Imitazione di arazzo].
Denis ha esaurientemente narrato le origini del movimento nabi, nato dallo sconcerto creato da Il Talismano conservato a Parigi, presso il museo d'Orsay, e facente parte della vecchia collezione Maurice Denis. Si tratta di un piccolo quadro raffigurante un paesaggio e dal titolo emblematico dipinto da Sérusier sotto l'impulso di Gauguin.
Questi, unitamente a Puvis de Chavanne, Fra Angelico e i seguaci di Ingres, è una figura tutelare per il giovane Denis che, alla stregua dei suoi amici Nabis, realizza un gran numero di quadri di piccolo formato in cui ognuno di questi artisti dà prova di audacia applicando l'estetica raccomandata dalla nuova scuola: omogeneità di colori brillanti, semplificazione radicale delle forme, abbandono della prospettiva, Giapponismo e Cloisonnisme. In una sala sono riunite una quindicina di queste "immagini nabis" dipinte da Denis negli anni novanta del XIX secolo.
Esse rivelano una freschezza ed una libertà di esecuzione rare. Alcune di queste immagini sono inedite. Le composizioni simboliste e le decorazioni del pittore traggono vantaggio da queste ricerche che l'artista mette a servizio di un'arte sempre più monumentale e studiata. Il viaggio a Roma effettuato nel 1898 con André Gide conferma la strada di un rinnovamento classico che trae nutrimento dall'arte di Raffaello e da quella di Cézanne.
Rigore nella composizione, uso limitato dei colori della tavolozza, importanza del disegno: i manifesti come Omaggio a Cézanne conservato presso il museo d'Orsay, i grandi pannelli decorativi, come Partita al volano opera anche questa esposta ad Orsay, Virginea Primavera quadro maggiore facente parte di una collezione privata e finora mai esposto in un museo francese dal 1945, ma anche scene familiari che traggono ispirazione dai momenti felici e spensierati vissuti con l'amata Marthe, sono tutti dipinti fondamentali per Denis e l'arte agli inizi del XX secolo.
Denis è all'epoca un pittore famoso, quotato e ricercato. Le sue opere vengono acquistate dai principali mercanti d'arte del periodo tra i quali Vollard, Druet o Bernheim, i suoi estimatori sono personalità del calibro di Ivan Morosov mentre il suo antagonista è Serguei Chtchoukine. Queste due ultime figure sono due eminenti collezionisti russi di quadri di Matisse e di Picasso.
La svolta classica si delinea meglio attraverso quadri luminosi raffiguranti spiagge la cui atmosfera è simile a quella delle fotografie che l'artista scatta nello stesso momento e che sono esposte in una apposita sala. La mostra è inaugurata con la prima opera della serie dipinta nel villaggio bretone di Perros-Guirec nel 1898 e intitolata Bagnanti a Perros, attualmente conservata al MOMA di New York.
Le spiagge di Denis vogliono essere una risposta critica a Matisse. Denis, infatti, cerca di definire un'arte collettiva che mantenga l'equilibrio la sensualità e l'ordine, tra l'imperativo del soggetto, il senso della natura e l'immaginazione decorativa. Questo impegno si riscontra sia nelle sue pitture da cavalletto sia nelle sue opere murali.
Al termine del percorso cronologico, una sala riunisce i paesaggi dipinti tra il 1898-1943.
Tali opere dimostrano chiaramente come il gusto della semplificazione e della sintesi trasfigurino la restituzione della natura: in questa occasione verrà per la prima volta esposto al pubblico uno degli ultimi quadri di Denis, una Veduta del Repositorio, appartenente ad una collezione privata eseguita in puro spirito nabi qualche settimana prima della sua morte.
Le ultime sale del percorso mettono in scena tre cicli decorativi. Il primo, L'Amore e la vita di una donna, conservato in parte presso il museo dipartimentale Maurice Denis e in parte presso una collezione privata, tratto da una decorazione per il famoso mercante e collezionista di Art Nouveau, Siegfried Bing, è stato dipinto a partire dal 1896 dall'artista per la sua camera da letto ed è stata modificato in base ai traslochi ed alle successive nuove installazioni fino al 1922.
Denis vi illustra in maniera eccezionale il racconto della vita di una donna, dal momento del suo fidanzamento fino alla definitiva consacrazione della maternità.
L'esposizione delle vicende è accompagnata da misteriose vedute di un giardino edenico. Segue poi la ricostruzione della Leggenda di Sant'Uberto conservato presso il museo dipartimentale Maurice Denis, realizzata nel 1897-1898 per il barone Henry Cochin: questa caccia simbolica segna una svolta nell'opera del pittore che, per la prima volta, si cimenta in formati molto grandi. Il successo di questo progetto viene riconosciuto da Ivan Morosov che gli esprime tutta la sua ammirazione e gli commissiona uno dei più spettacolari insiemi decorativi privati mai realizzati dall'artista: il ciclo di Psiche.
Presentato in parte nel 1908 e nel 1909 a Parigi prima di essere installato a Mosca, questo insieme, da allora, non era stato più esposto in Francia. Per la realizzazione di quest'opera, Denis aveva sollecitato la collaborazione di Maillol al quale era allora molto legato: quattro bronzi paragonabili alle sculture iniziali accompagnano la presentazione eccezionale dei pannelli di Denis, conservati al museo nazionale dell'Ermitage di San Pietroburgo. | © Musée d'Orsay
Maurice Denis | Hommage to Cezanne,1900 (Musée d'Orsay)