Elin Danielson-Gambogi fa parte della prima generazione delle artiste Finlandesi che hanno ricevuto un'educazione professionale nell'arte, la cosiddetta "Generazione delle Sorelle Pittrici".
Fonte:Archivio Storico degli Artisti Lucchesi | Fondazione Culturale Ragghianti
Elin Danielson-Gambogi nasce a Noormarkku (Finlandia), piccolo villaggio vicino a Pori nel Golfo di Botnia, il 3 settembre del 1861, da Karl e Amalia Rosa Gestrin. Fin da bambina rivela una naturale inclinazione per l'arte.
Nel 1872 il padre muore suicida e lascia la famiglia in precarie condizioni economiche. Fondamentale si rivela, in questo difficile frangente, il sostegno dello zio materno, che non mancherà di incentivare la carriera artistica della nipote.
Nel 1876 si trasferisce ad Helsinki per frequentare la Scuola di Disegno della Società d'Arte Finlandese, dove studia disegno antico, paesaggio e prospettiva; tra gli insegnanti si registra la presenza di Carl Eneas Sjöstrand e Hjalmar Munsterhjelm, paesaggista di successo formatosi a Düsseldorf.
Elin Danielson-Gambogi photographed in the 1880 |
Contemporaneamente segue l'insegnamento di pittura applicata alla porcellana tenuto da Fanny Sundblad e, dal 1978, i corsi privati dell'Accademia di pittura di Adolf Von Becker, dove apprende la tecnica ad olio e si esercita a lungo sulla figura e sulla natura morta.
Nel 1880 quest'ultimo fa debuttare la giovane e promettente allieva con una mostra improntata sul lavoro figurativo al quale si è dedicata durante gli anni accademici. Nello stesso periodo ottiene il diploma di maestra di disegno per le scuole superiori.
Nel 1883, una borsa di studio ottenuta dal Senato (alla quale altre ne seguiranno nel 1884 e nel 1888) le consente di abbandonare l’insegnamento e di raggiungere Parigi, per perfezionare gli studi presso l'Accademia. Frequenta la nutrita colonia di artisti nordici insediati nella capitale francese (Edelfelt, Gallén, Schjerfbeck, Rönnberg, Westermarck, Järnefelt), segue i corsi di pittura dell'Accademia Colarossi, dove insegnano Gustave Courtois e Raphäel Collin. L'amica scultrice Sigrid af Forselles la introduce nell'atelier di Auguste Rodin, dove apprende qualche rudimento di arte plastica.
Nell'estate del 1884 raggiunge la Bretagna, dove resterà fino alla primavera del 1885. Lavora a Pont-Aven e a Concarneau, ha modo di conoscere il più influente personaggio del naturalismo pittorico francese, Jules Bastien-Lepage. In Bretagna si applica continuativamente al plein-air, comincia a schiarire la tavolozza, fino ad allora improntata sui blu e sui bruni, ed a sviluppare un particolare interesse per la luce.
Nel 1886 rientra in patria ed alterna i soggiorni presso Norrmark, Helsinki e Önningeby, piccola località nell'Isola Mariehamn nell'arcipelago Aland dove l'artista Victor Westerholm ha riunito raccolto una nutrita colonia artistica di giovani talenti finnici, ai quali se ne aggiungono anche alcuni svedesi.
Dal 1887 Elin comincia a raccogliere i primi successi espositivi e a conquistarsi una certa notorietà con i ritratti femminili.
Nel 1888 torna di nuovo a Parigi con una borsa di studio, allarga il cerchio delle conoscenze, e frequenta Puvis de Chavannes e nell'atelier Bouvet conosce Alfred Roll.
Nel 1889 vince la medaglia di bronzo all'Esposizione Universale di Parigi con il ritratto dell'amica Hilma Westerholm, realizzato l'anno precedente.
Nel 1890 è di nuovo in Finlandia, dove intreccia una relazione con lo scultore norvegese Gustav Vigeland, al quale resterà legata cinque anni. Per potersi mantenere si dedica sempre all'insegnamento di disegno, parallelamente realizza paesaggi di sapore finnico e quadri d'ambiente, che non mancano di suscitare di indignazione nel pubblico e nella critica.
Dal 1891-1895 Elin si divide tra Parigi e la Finlandia, viaggiando sovente e soggiornando nelle grandi città europee, tra cui Copenaghen, Berlino, Pietroburgo, Venezia e Firenze. Qui ritorna nel gennaio 1896, ottenuta una borsa di studio, per studiare i grandi maestri della tradizione e con l'obiettivo di ottenere l'ammissione all’Accademia.
In estate si reca ad Antignano per prendere le bagnature e qui incontra il giovane pittore Raffaello Gambogi, allievo di Giovanni Fattori, che nel 1895 aveva vinto il Premio Unico della Società di Belle Arti di Firenze con l'opera "Emigranti".
I due si fidanzano e nel febbraio del 1898 si sposano. Poco dopo si stabiliscono a Torre del Lago, dove entrano a far parte dell'ambiente artistico formatosi intorno a Giacomo Puccini, già frequentato da Gambogi negli anni precedenti. Qui la coppia trascorre un periodo particolarmente fecondo, sia dal punto di vista umano che artistico.
Nel 1899 alla Società di Belle Arti di Firenze espone "Estate", dipinto acquistato da Re Umberto per 4.000 lire, nello stesso anno è accettata alla Biennale di Venezia con "Sera d'Inverno", dipinto che espone nella sala degli "artisti italiani non appartenenti ad alcun sodalizio".
Nel 1900 a Firenze è premiata con medaglia d’argento per il bellissimo "Autoritratto", a Parigi riceve la medaglia di bronzo con "Madre" e "Nella vigna", dipinto acquistato dal Museo di Turku in Finlandia.
Nell'autunno del 1899 contrae il tifo e decide di trasferirsi ad Antignano.
Nel 1900 è di nuovo a Parigi, per ritirare la sua medaglia vinta l'anno precedente. Raffaello ha l'opportunità di raggiungerla e di visitare il Salon perché alla Promotrice è riuscito a vendere due quadri ed ha ottenuto un premio in denaro (500 lire).
Alla fine dell’anno Elin ospita a Livorno l’amica pittrice Dora Wahlroos che malauguratamente intreccia una relazione con Gambogi, mettendo in crisi il matrimonio.
Nell'estate del 1901 i coniugi intraprendono un viaggio attraverso l'Europa e raggiungono la Finlandia; ad Helsinki, dove hanno portato i quadri realizzati in Italia, partecipano in Ottobre ad una esposizione in cui hanno a disposizione un reparto tutto per loro, riscuotono un notevole successo.
In occasione di questo viaggio Gambogi comincia a manifestare i primi segni di squilibrio. Agli inizi del 1902 fanno ritorno in Italia e i problemi interni alla coppia di acuiscono notevolmente.
Alla fine dell'anno, senza il consenso del marito, Elin decide di partire e, passando prima da Londra e poi da Stoccolma, raggiunge la Finlandia, dove nell'ottobre del 1903 partecipa ad una esposizione nella città di Turku. Decide quindi di tornare in Italia, nel tentativo di recuperare il rapporto con il marito.
Nel 1905 i coniugi prendono la decisione di trasferirsi a Volterra, dove Raffello entra in cura presso il nosocomio diretto dallo psichiatra Luigi Scabia. Fino alla fine del primo decennio del secolo i due artisti risiedono a Volterra, sono anni di solitudine, difficili e tormentati, vissuti sempre all'ombra della miseria, nei quali tuttavia continuano entrambi a dipingere, ed assai verosimilmente è proprio l'arte, col suo potere taumaturgico, a porre un freno all'affanno del loro vivere inquieto.
Elin spesso rientra in Finlandia (nel 1907, 1909, e 1911) e ha occasione di mantenere vivi i contatti familiari e i rapporti con gli artisti che avevano segnato gli anni impetuosi della giovinezza e della prima maturità, in particolare con Hilma e Victor Westerholm, coi quali da sempre è in corrispondenza epistolare.
Nel 1913 compie l'ultimo viaggio in patria: l’avvento della guerra non le consentirà più di tornare in Finlandia. Nel 1914 l’artista partecipa alla Biennale di Venezia con un "Autoritratto".
Nello stesso periodo espone a Milano (Esposizione Nazionale de Belle Arti del 1914 e del 1916, Permanente del 1915), a Firenze (Società di Belle Arti nel 1913, 1914, 1915 e 1918), a Roma (Società Amatori e Cultori di Belle Arti del 1914 e del 1915) ed anche a Livorno (1° Mostra di Arte Livornese, Bagni Pancaldi, 1912 con “Interno”) dove, lasciata Volterra, i coniugi si sono ristabiliti, dividendosi tra Firenze e Antignano.
Muore di polmonite il 31 dicembre 1919. | Tra i contributi bibliografici in lingua italiana si segnala il catalogo Elin Danielson Gambogi: una donna nella pittura, a cura di Giovanna Bacci di Capaci Conti, Livorno, Tip. Debatte Otello, 2002; tra le monografie in lingua straniera il volume di Riitta Konttinen e Ulla Savojärvi: Elin Danielson-Gambogi, Otava, 1995.