Dal 1828 al 1834 il pittore Francese Jean-Baptiste Camille Corot (Parigi, 1796-1875) si occupò principalmente di rielaborare gli schizzi eseguiti durante il viaggio in Italia secondo canoni classicheggianti, così da poterli esporre ai Salon parigini e, eventualmente, fare furore con un pubblico e una giuria ancora vicini alla sensibilità neoclassica.
Un esempio di questi saggi è Il ponte di Narni (1826), opera in cui riprese il bozzetto di un acquedotto romano diroccato e lo trasformò in uno scenario pastorale falsamente idillico con l'aggiunta di grandi alberi frondosi e immense distese di prati.
Fu una ricomposizione che in effetti piacque alla giuria del Salon: ciò malgrado, molti già ravvisarono nel dipinto una trattazione della luce che già prelude alla pittura impressionista.
Pur continuando a servirsi dei bozzetti romani per le esposizioni ufficiali al Salon, in questi anni Corot viaggiò in Normandia ed a Rouen, riprendendo frequentemente l'attività en plein air.
Inoltre, pur dedicandosi prevalentemente alla pittura di paesaggio, Corot non disdegnò lo studio di figura e la ritrattistica, e chiese spesso ad amici e parenti di posare per lui: il ritratto della nipote Laure Sennegon, ad esempio, riscosse uno sfolgorante successo e sarebbe poi stato donato al Louvre.
Nella primavera del 1829 Corot si recò a Barbizon, città incastonata nell'incontaminata foresta di Fontainebleau, per poterne ritrarre le bellezze naturali: del 1830 è una Veduta della Foresta di Fointanebleau, quadro che fu abbastanza ben accolto.
Nello stesso anno egli entrò in contatto con altri pittori che amavano dipingere dal vero, quali Théodore Rousseau, Paul Huet, Constant Troyon, Jean-François Millet ed il giovane Charles-François Daubigny.
Da questo variegata colonia di artisti nacque poi la scuola di Barbizon, gruppo che avrebbe poi operato un profondo rinnovamento nello studio dal vero e nella pittura paesaggistica: Corot, in tal senso, esercitò un influsso rilevante su di esso influenzandone positivamente gli sviluppi.
Si trattò, insomma, di un periodo assai fecondo dal punto di vista artistico: ciò malgrado, l'accoglienza dei dipinti che espose ai Salon del 1831 e del 1833 fu assai fredda, e fu proprio questo insuccesso a sollecitarlo a fare ritorno in Italia.
Corot è una delle figure più significative della pittura di paesaggio. Le sue opere, infatti, attingono a piene mani dalla tradizione neoclassica e, al contempo, anticipano le innovazioni en plein air dell'Impressionismo.
Claude Monet, nel 1897, avrebbe detto di lui:
«Qui c'è un solo grande maestro: Corot. Non siamo nulla nei suoi confronti, nulla».
Né il suo contributo nella pittura di figura è meno importante: Edgar Degas, altro noto pittore impressionista, preferiva le sue figure rispetto ai suoi paesaggi, ed in tal senso Corot esercitò un'influenza che traspare persino nelle tele di Pablo Picasso.
Nella sua vita eseguì più di tremila dipinti ed era considerato dai contemporanei come uno dei massimi paesaggisti mai esistiti, a lato di nomi illustri come Claude Lorrain, John Constable e J. M. W. Turner.