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Sandro Botticelli, il pittore del Rinascimento

All'apice della sua fama, il pittore e disegnatore fiorentino Sandro Botticelli (1445-1510) fu uno degli artisti più stimati in Italia.
Le sue graziose raffigurazioni della Madonna col Bambino, le sue pale d'altare e i suoi dipinti mitologici a grandezza naturale, come "Venere e Marte", godettero di un'enorme popolarità durante la sua vita.
Figlio di un conciatore, nacque Alessandro di Mariano Filipepi, ma gli fu dato il soprannome "Botticelli" (derivato dalla parola "botticello", che significa "piccola botte di vino").



Intelligente oltre la sua età, il giovane Botticelli si annoiava facilmente a scuola.
Era noto per la sua arguzia acuta ed il suo amore per gli scherzi, e si guadagnò rapidamente la reputazione di bambino irrequieto, iperattivo ed impaziente.
Fortunatamente, il suo talento precoce fu riconosciuto e fu ritirato dalla scuola e mandato a lavorare come apprendista.


Si pensa che Botticelli si sia inizialmente formato con Maso Finiguerra, un orafo, prima di entrare nello studio dell'artista Fra Filippo Lippi.
Iniziò la sua carriera dipingendo affreschi per chiese e cattedrali fiorentine e lavorò con il pittore e incisore Antonio del Pollaiolo.
Nel 1470 aveva una sua bottega.


A Roma

Nel 1472, Botticelli si unì alla Compagnia di San Luca, la confraternita dei pittori fiorentini.
Assunse anche Filippino Lippi, figlio del suo defunto maestro, come suo apprendista, e ruppe le convenzioni completando la versione di Filippino de "L'Adorazione dei Magi": era molto più usuale che un apprendista finisse un dipinto del suo maestro piuttosto che il contrario.


L'apprendistato di Botticelli con Fra Filippo gli garantì ottimi contatti.
Il suo maestro aveva goduto del mecenatismo di alcune delle principali famiglie di Firenze, come i Medici.
Botticelli, a sua volta, trascorse quasi tutta la vita lavorando per la famiglia Medici e la loro cerchia di amici, per i quali dipinse alcuni dei suoi dipinti profani più ambiziosi, come la "Primavera" (agli Uffizi, Firenze).


La stella di Botticelli era in ascesa.
Tale era la sua reputazione che, nel 1481, fu convocato dal Papa a Roma per contribuire alla decorazione delle pareti della Cappella Sistina in Vaticano, da poco completata.
Dipinse affreschi raffiguranti scene della Vita di Mosè e delle Tentazioni di Cristo e fu anche responsabile di numerosi ritratti papali.
La natura di questo incarico dimostra quanto fosse stimato in quel periodo, e fu l'unica occasione nota in cui lavorò fuori Firenze.


Mitologie

Un anno dopo, Botticelli tornò a Firenze per proseguire la fase più prolifica della sua carriera.
Il periodo tra il 1478 e il 1490 vide Botticelli al culmine della sua creatività.
Fu questo il periodo in cui realizzò le sue celebri opere mitologiche, come "La Nascita di Venere" (agli Uffizi di Firenze) e "Venere e Marte".


In queste opere, Botticelli combinò con successo un uso decorativo della linea (probabilmente dovuto in gran parte alla sua prima formazione come orafo) con elementi della tradizione classica, evidenti nell'armonia della composizione e nei contorni sinuosi delle figure.


Religione e politica

Negli ultimi 15 anni della sua vita, l'opera di Botticelli sembrò attraversare una crisi stilistica ed espressiva.
Gli anni Novanta del Quattrocento furono un decennio turbolento: i Medici erano stati espulsi da Firenze e la pace italiana era stata turbata da invasioni e pestilenze.
Botticelli rifiutò il fascino ornamentale delle sue opere giovanili in favore di un approccio più semplicistico, che per contrasto appariva rozzo e pesante.
Questi dipinti successivi, con le loro profonde connotazioni morali e religiose, subirono anche il confronto con l'estetica sofisticata di artisti come Michelangelo e Raffaello.


Secondo Vasari, nelle sue "Vite", negli ultimi anni Botticelli divenne un seguace del fanatico frate domenicano Savonarola, ed il sentimento pio delle sue opere successive sembrerebbe suggerire un certo coinvolgimento nei disordini religiosi e politici che affliggevano Firenze in quel periodo.
"Natività mistica" è il dipinto più ambizioso di Botticelli di questo periodo e riflette questo senso di presagio apocalittico.


Ultimi anni

Vasari suggerisce anche che, con il declino della sua opera, Botticelli divenne malinconico e depresso.
Non si era mai sposato, preferendo la compagnia di familiari ed amici.


Da sempre noto per la sua allegria e la sua arguzia, l'immagine degli ultimi anni di Botticelli come un rapido declino nella povertà, nell'isolamento e nell'angoscia mentale è toccante.
Dopo la sua morte, il suo nome scomparve quasi del tutto fino alla fine del XIX secolo, quando un crescente apprezzamento per l'arte e la cultura fiorentina portò a un rinnovato interesse per la sua opera. | Fonte: © The National Gallery, London