Van Gogh saw the Potato Eaters as a showpiece, for which he deliberately chose a difficult composition to prove he was on his way to becoming a good figure painter.
The painting had to depict the harsh reality of country life, so he gave the peasants coarse faces and bony, working hands.
He wanted to show in this way that they ‘have tilled the earth themselves with these hands they are putting in the dish ... that they have thus honestly earned their food’.
He painted the five figures in earth colours - ‘something like the colour of a really dusty potato, unpeeled of course’.
The message of the painting was more important to Van Gogh than correct anatomy or technical perfection.
He was very pleased with the result: yet his painting drew considerable criticism because its colours were so dark and the figures full of mistakes.
Nowadays, the Potato Eaters is one of Van Gogh’s most famous works. | Van Gogh Museum, Amsterdam
I mangiatori di patate (olandese: De Aardappeleters) è un dipinto di Vincent van Gogh ad olio su tela (82x114 cm), realizzato nell'aprile 1885. È conservato nel Museo Van Gogh di Amsterdam.
Si tratta del dipinto più importante del periodo olandese di Van Gogh, prima del suo trasferimento a Parigi.
Lavorò su questa tela dal 13 aprile fino all'inizio di maggio, periodo in cui il pittore aveva quasi ultimato l'opera eccetto per alcuni cambiamenti apportati più tardi ma sempre nello stesso anno con un piccolo pennello.
La personalità di Van Gogh comincia ad emergere con le "opere clandestine" del periodo olandese, quando inizia ad impegnarsi su decine di studi su alcuni temi particolari, come i mangiatori di patate, il suo primo capolavoro.
Questo dipinto mostra, all'interno di una povera stanza, alcuni contadini che consumano il pasto serale servendosi da un unico piatto di patate, mentre una di loro sta versando il caffè.
Van Gogh è molto legato a questo soggetto in quanto si sente come "uno di loro", anche i contadini come lui soffrono ed egli trova ingiusto il fatto che nonostante tutti i loro sforzi ed i loro sacrifici debbano vivere in modo così misero; viene sottolineata la continua fatica fisica di chi ha consumato, giorno dopo giorno, la propria vita nel lavoro dei campi: per questo motivo l'artista è come se volesse esaltare il cibo dei poveri.
Van Gogh stesso esprime un suo pensiero riguardo a questo quadro da lui così sentito: “Ho voluto, lavorando, far capire che questa povera gente, che alla luce di una lampada mangia patate servendosi dal piatto con le mani, ha zappato essa stessa la terra dove quelle patate sono cresciute; il quadro, dunque, evoca il lavoro manuale e lascia intendere che quei contadini hanno onestamente meritato di mangiare ciò che mangiano. Non vorrei assolutamente che tutti si limitassero a trovarlo bello o pregevole".
Alla resa oggettiva della realtà si sostituisce un'interpretazione di essa.
La luce, provenendo dall'alto e colpendo perciò soltanto alcune parti, provoca contrasti chiaroscurali e accentua la caratterizzazione dei volti, delle mani, degli abiti.
Singolare è la rappresentazione del volto e delle mani dipinti in modo caricaturale: con questo il pittore vuole esagerare e intensificare la realtà (la caricatura e la deformazione sono, infatti, un'esagerazione della realtà stessa, al fine di renderla più intensa).
Il colore, che richiama le tecniche fiamminghe, è monocromatico; ciò fa sì che l'occhio non sia appagato ma percepisca la realtà attraverso l'interiorità di Van Gogh.
Da notare la struttura conica a base ellittica, ove i protagonisti formano l'ellisse e la ragazza di spalle al centro è sotto il punto luce, ovvero il vertice del cono.
Van Gogh prese per modelli dell'opera i membri della famiglia de Groot, contadini, ritraendoli più volte in vari studi a carboncino ed olio. Una di essi, Gordina de Groot (riconoscibile nella donna con la cuffia che gira le patate nel piatto), poco tempo l'esecuzione di quest'opera rimase incinta, e della paternità del nascituro venne "sospettato" il pittore; di conseguenza il prete cattolico proibì ai parrocchiani di posare ancora per Van Gogh, che fu costretto dopo qualche mese a lasciare Nuenen.