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Ludovico Carracci | The penitent Saint Peter, 1613


Although mentioned by Ludovico's earliest biographer Malvasia as early as 1678, all trace of this monumental and imposing image of repentance was lost until its rediscovery only thirty years ago.
Malvasia recorded how Ludovico had given to Count Camillo Bolognetti, a nobleman and occasional amateur painter in the Carracci workshop, 'la figura intera di quel S. Pietro piangente, così risentito e terribile'.
In a handwritten note included in the 1841 edition of his Felsina pittrice the picture is referred to as 'San Pietro piangente l'aversi negato discepolo di Cristo, figura sedente, meno del naturale'.

In 1682 he records that the French painter Henri Gascars ('pittor da ritratti famoso') attempted to purchase the painting from Count Paolo Bolognetti on behalf of the d'Este family in Modena for the considerable sum of 200 gold doubloons.
Gascars' suit failed, even though he promised the Countess twelve diamond buttons if she could persuade her husband to sell the painting.
After this, despite a reference in a manuscript by Marcello Oretti from the late 17th century, the painting passes from view, although Belvisi, writing in 1825, records a 'Negazione di San Pietro' in the collection of Count Cesare Bianchetti Monti in Bologna.


We can surmise, however, that the Saint Peter remained in Bologna for most of the eighteenth century, for a copy of the same dimensions painted by Marcantonio Franceschini (1648-1729) was in the Fabbriceria di San Petronio where it was recorded in 1777 and where it remains today.
The painting was also engraved by Antonio Baccari with a dedication to Count Girolamo Bolognetti, thus supporting the provenance supplied by Malvasia.

The knowledge of the Franceschini copy enabled Dwight Miller to recognise and publish a related drawing by Ludovico in the Cabinet des Dessins in the Louvre in Paris.
Here virtually the same pose is employed as for the figure of Saint Peter; the only difference being that his left hand is closed in a fist rather than open with fingers outstretched as in the finished painting.

The question of a possible date of execution for the Saint Peter has been the subject of some discussion among later scholars.
Miller's belief that the Louvre drawing should be dated to the beginning of the 1590s was based upon comparison with other drawings from this period, such as that of the Preaching of Saint John the Baptist of 1592 in the Pinacoteca, Bologna.
The discovery of the painting itself led initially to a similar dating to the last decade of the sixteenth century.
Benati, for example, compares the Saint Peter to Ludovico's altarpiece of The Madonna of the Rosary with St. Francis and two donors in prayer of 1591, now in the Pinacoteca in Cento, in which a similar brooding seated figure of Saint Joseph appears.

This early dating was followed by Loisel and initially by Brogi.
Feigenbaum, however, was the first to suggest that the large scale and emotional grandeur of the present canvas suggested a later phase in Ludovico's career, towards the middle of the second decade of the seventeenth century, and specifically around 1613.
Brogi later agreed with this dating, similarly comparing the Saint Peter to works of this period, in particular the Crucifixion of 1614 in the Church of Santa Francesca Romana in Ferrara, in which the figures of the patriarchs gathered below the cross find immediate echoes in the emotions of the present painting.

Brogi further points out that the preparatory studies for the Crucifixion may also be compared to the Louvre drawing found by Miller. Further points of comparison are afforded by Ludovico's altarpiece of The preaching of Saint Anthony Abbot to the hermits of 1615 now in the Brera in Milan, in which the expressive use of the hands of Saint Anthony as well as the massive brooding kneeling figures of the foreground hermits provide striking parallels.
It is precisely this striking use of expressive gesture and emotional content that marks out the Saint Peter among Ludovico's later works.

The figure, physically large and imposing, occupies virtually all of the picture surface, and is dramatically lit from above, highlighting the Saint against a dark and neutral background.
As Benati has convincingly observed, this exaltation of sentiment in the service of the dramatic qualities of Ludovico's spiritual subject may well have reflected contemporary thought, and in particular post-Tridentine views on the nature of repentance.

This association with the sacrament of Penance can be understood as a reflection of Counter Reformation Catholic teaching.
As opposed to Protestant questionings of the sacramental validity of repentance, the Council of Trent decreed that God's mercy was insufficient for the individual, from whom a duty of voluntary personal penance was desired.
Luigi Tansillo's poem, Le Lacrime di San Pietro, the first dedicated to the subject of Saint Peter's tears, had been published in Italy as recently as 1585, and enjoyed considerable popularity across Catholic Europe. | Source: © Sotheby’s

Other from Ludovico Carracci (1555-1619)


Ludovico Carracci (Bologna, 1555-1619) è stato un pittore Italiano, cugino dei fratelli Agostino ed Annibale Carracci.
Nato a Bologna nel 1555 si formò presso Prospero Fontana, viaggiando a Firenze, Parma, Mantova, Venezia e venendo a contatto con Camillo Procaccini. È il più anziano esponente della famiglia dei Carracci, cugino di Annibale.
Predilige la pittura religiosa finalizzata alla moralizzazione e come stimolo devozionale.


Prima del 1584, oltre all'iscrizione alla Compagnia dei Pittori, gli possono essere attribuite lo Sposalizio mistico di santa Caterina, ora in collezione privata, San Vincenzo in adorazione della Vergine e del Bambino, al Credito Romagnolo di Bologna e San Francesco in adorazione del Crocifisso, conservato alla Pinacoteca Capitolina di Roma, in questi la sua attenzione viene rivolta alla pittura del Parmigianino.
Nel 1584 partecipa alla decorazione del bolognese Palazzo Fava insieme ad Annibale e ad Agostino.


Tra le sue opere principali in questi anni si annoverano: Il Battesimo di Cristo, il San Francesco della Galleria Capitolina e il Matrimonio mistico.
Nelle prime opere come: l'Annunciazione del 1585 circa, ora alla Pinacoteca Nazionale di Bologna e la Visione di san Francesco del Rijksmuseum di Amsterdam, si riscontra l'influenza di Bartolomeo Cesi e dell'opera di Federico Barocci, oltre alle crisi morali del Carracci di fronte alle disposizioni diffuse dalla Controriforma.
Del 1587 è la Conversione di san Paolo; datata al 1588 è la Madonna dei Bargellini, coeva è l'Assunzione e la Trasfigurazione, ora in collezione privata; successiva è la Madonna degli Scalzi e del 1591 è la Sacra Famiglia con san Francesco, ora a Cento.


Tra il 1590-1592, lavorò sempre con Agostino ed Annibale al fregio di Palazzo Magnani con le Storie della fondazione di Roma; dello stesso periodo è la Flagellazione di Cristo, ora conservato a Douai al Museo della Certosa e del 1592 la Predicazione del Battista della Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Tra il 1604 e il 1605 lavorò ad una serie di dipinti murali, in collaborazione con gli allievi, nel chiostro di San Michele in Bosco (oggi molto rovinati).
Nello stesso cantiere era presente anche l'ex discepolo Guido Reni, ormai già in aperta e temibile concorrenza con Ludovico.
Il ciclo del chiostro della chiesa benedettina di Bologna, benché dipinto su parete, non era stato steso ad affresco, ma attraverso una sperimentale applicazione della tecnica dell'olio su muro.


La scelta si rivelò inadeguata alle caratteristiche climatiche del luogo, con rapida rovina delle pitture.
Ciononostante, il ciclo del chiostro San Michele in Bosco è descritto dalle fonti come uno dei grandi capolavori di Ludovico Carracci e della sua scuola, tra le glorie della pittura bolognese.
Supplisce in modo parziale alla perdita quasi integrale di quest'opera una bella serie di incisioni intagliate da Carlo Pisarri a fine Seicento.
Nel 1607 e 1608 è a Piacenza dove eseguì gli affreschi nel coro del Duomo e nel palazzo arcivescovile.
Nel 1612 Maffeo Barberini gli commissionò per la sua cappella gentilizia nella chiesa di Sant'Andrea della Valle a Roma il San Sebastiano gettato nella cloaca massima, ora al Getty Museum.


Del 1614 è la Crocifissione e i Santi Padri nel Limbo per la chiesa di Santa Francesca Romana a Ferrara in origine prevista per la Basilica di San Giorgio fuori le mura.
L'opera, ora collocata nella prima cappella a destra entrando nella chiesa, in origine si trovava nell'abside ed è contornata da una trilogia di dipinti sempre di Ludovico raffiguranti nella cimasa Gli angeli adoranti, che portano in trionfo gli strumenti della passione e nelle nicchie laterali L'Addolorata e San Giovanni Evangelista piangente.
Anche l'ultima fase del Carracci evidenziò una pregevole qualità espressiva e morale, caratterizzata da un impianto formale pre-romantico polemico nei confronti delle nuove spinte barocche e da un tessuto cromatico basso. | Fonte: © Wikipedia