Eugenio Cecconi nasce a Livorno l'8 settembre 1842 da famiglia benestante. Viene avviato, per volontà del padre, agli studi giuridici presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Pisa anche se la sua reale passione si dimostra quasi immediatamente nel campo dell'arte.
Terminati gli studi, frequenta il corso di disegno dello scultore lucchese Fazzi, allievo di Markò. Sempre per obbedire agli ordini paterni si reca a Firenze per far pratica di avvocatura presso lo studio di Leopoldo Cempini, impegno che porta avanti contemporaneamente alla frequenza ai corsi del Pollastrini all'Accademia. Quando nel 1864 muore improvvisamente il padre, abbandona l'avvocatura e si dedica esclusivamente alla pittura.
Dopo una breve parentesi militare nel 1866, che lo vede arruolato assieme ad altri artisti toscani per combattere gli austriaci, si trasferisce a Livorno affittando uno studio assieme all'artista Giovanni Belimbau. Sul finire dell'estate dello stesso anno Diego Martelli lo invita a Castiglioncello: qui lavora insieme a
Boldini, Bechi e Abbati, con i quali scambia esperienze fondamentali per la sua formazione artistica. In particolare Abbati lo influenzerà in maniera determinante, portandolo ad avviare una ricerca pittorica parallela. Su consiglio di Boldini, partecipa nel 1869 alla Promotrice di Torino e nel 1872 alla seconda Esposizione Nazionale di Milano.
L'anno successivo decide di ritirarsi a vivere in campagna a Ceppato, presso Lari, appassionandosi alla pittura della caccia (altra sua grande passione). Si consolida intanto l'amicizia con Francesco Gioli, pittore dalla personalità poetica affine. Assieme dipingeranno molti scorci dal vero della campagna pisana.
Nel 1875 si reca in Tunisia con Giovanni Belimbau, riportandone molti studi ed impressioni. Al ritorno si trasferisce a Torre del Lago dove vive un periodo artisticamente molto fecondo.
Il 1880 è l'anno che gli regala la celebrità con la tela: Cenciaiole livornesi. Si presenta per la prima volta all'Esposizione Internazionale di Quadri Moderni presso la società Donatello e qui riceve gli apprezzamenti di Telemaco Signorini.
L'anno seguente espone alla Promotrice di Firenze dopo la quale deciderà di stabilirsi nel capoluogo toscano. Espone poi a Roma e Milano nel 1883, a Torino nel 1884 quindi a Firenze, Roma e Livorno; e ancora a Bologna nel 1888.
Gli ultimi anni li trascorre serenamente, circondato dall'affetto della famiglia e degli amici, tra cui Corcos e Gioli. Muore il 19 dicembre del 1903 a Firenze.
Estratto da: La pittura in Italia - l'Ottocento. Electa, Milano, 1992; La pittura Toscana dopo la macchia. De Agostini, Novara, 1994
Raffaele Monti e Giuliano Matteucci (a cura di), I Postmacchiaioli, Edizioni De Luca, Roma 1994