Il sogno
Nel simbolismo vi è una parola-chiave, che compare insistentemente: sogno.
Per Odilon Redon (1840-1916) esso è l'intima realtà, che come un sogno appare confusa, ma solo perché non ancora espressa: ed è proprio l'esprimerla che la definirà.
«Ho creato un'arte secondo il mio parere, con gli occhi aperti sulle meraviglie del mondo visibile [...]. È la natura che ci impone di obbedire ai doni che ci ha dato.
I miei mi hanno indotto al sogno.
Ho subito i tormenti dell'immaginazione e le sorprese che essa dava sotto la matita; ma queste sorprese le ho condotte e guidate secondo le leggi organiche dell'arte che conosco e sento, con il solo scopo di ottenere nello spettatore, per subitanea fascinazione, ogni possibile richiamo dell'incerto e ogni evocazione, ai confini del pensiero». - O. Redon, A se stesso.
Il suo primo album litografico, Nel sogno (Dans le rêve), del 1879, tirato in venticinque esemplari, comprende una serie di immagini fantastiche e ispirate alle opere di Moreau, con l'influenza di Poe e Baudelaire ed esplicitamente antirealista.
L'angoscia
Il lavoro artistico di Redon nel periodo dei Noirs è intriso da un umore melanconico, triste e angoscioso, che emerge sia dalle tematiche affrontate che dalla resa in suggestive e indeterminate immagini antinaturalistiche.
Queste sue opere echeggiano un'oscurità interiore memore di Baudelaire e del macabro di Poe.
La notorietà giunse a Redon grazie allo scrittore Joris-Karl Huysmans, che nel suo romanzo Controcorrente (À rebours) annovera le sue opere nella raffinata collezione del protagonista Des Esseintes, assurgendole, insieme a quelle di Moreau e di Bresdin, all'Olimpo dell'estetismo intellettuale della sensibilità decadente.
Nell'abitazione dell'eccentrico e solitario Des Esseintes, dove può trovarvi posto, come scrive Huysmans «una pittura sottile, squisita, immersa in un sogno remoto, in una corruzione antica» i carboncini di Redon sono opere «al di fuori di tutto, che oltrepassano i limiti della pittura, rinnovando un fantastico del tutto speciale, un fantastico di malattia e di delirio».
La gioia
Dopo un cambiamento psicologico legato alla nascita del suo secondo figlio, Redon scoprì le infinite suggestioni del colore e non riuscirà a tornare al carboncino:
«Volevo realizzare un disegno a carboncino, come quelli fatti in passato. Si è dimostrato impossibile; ho chiuso con il carboncino. Alla fine dei conti solo una materia nuova ci permette di rinnovarci...Io ho sposato il colore». - O. Redon, Lettera a Maurice Fabre, 1902.
Mentre il colore comincia a fare la sua apparizione nei dipinti, anche i temi iconografici si rinnovano, in un tripudio di fiori, farfalle, barche, motivi mitologici e letterari.
Le sue opere continueranno a sprigionare un'atmosfera di mistero ed i suoi fiori a fluttuare in un'atmosfera irreale.