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Salvador Dalì | Gli Autoritratti


Salvador Dalì iniziò molto presto a dipingere autoritratti.
In quelli realizzati durante l'adolescenza, Dalí si rappresenta con un atteggiamento distante nei confronti dei suoi compagni, ma allo stesso tempo desideroso di incidere su di loro (o provocarli) e sul pubblico in generale.


Come altri adolescenti, cercava attraverso il suo aspetto l'affermazione della propria personalità, portando capelli lunghi e basette e vestendosi in modo stravagante.
Nella sua autobiografia La Vita Segreta , è lui stesso a spiegare il significato di uno dei suoi autoritratti più noti: "Mi lasciavo crescere i capelli, e li portavo lunghi, come quelli di una ragazza.
Guardandomi allo specchio mi mettevo spesso in pose e aspetto malinconico di Raffaello, al quale quanto più somigliavo tanto meglio, per quanto mi riguardava, aspettavo anche con impazienza che mi spuntassero i capelli sul viso per potermi radere e sfoggiare delle belle basette lunghe che volevo regalare farmi una 'strana apparizione' al più presto, per comporre un capolavoro con la mia testa".

E continua le sue spiegazioni dicendo: "Ho comprato un grande cappello di feltro nero, e una pipa che non ho fumato e non ho mai acceso, ma che tenevo costantemente appesa all'angolo della bocca.
Detestavo i pantaloni lunghi, e ho deciso di mettermi quelli corti", pantaloni con calze e delle ghette.
Nei giorni di pioggia indossavo un impermeabile che avevo portato da Figueres, ma così lungo che arrivava quasi a terra, indossavo il grande cappello nero con quell'impermeabile, i miei capelli emergevano da entrambi i lati una criniera.


Ora mi rendo conto che quelli che mi conoscevano all'epoca non esageravano quando dicevano che il mio aspetto era "fantastico", perché in effetti lo era ogni volta che uscivo dalla mia stanza o tornavo ad essa, gruppi di corpi indaffarati si radunavano per vedermi passare e io continuavo il mio cammino a testa alta, gonfio di orgoglio".